Marco Valeri

Chi ce l'ha fatta aveva un obiettivo: tu ce l'hai?

  • Autore: Marco Valeri
  • Pubblicato il: 01-11-2022
  • Ultima modifica: 18-02-2023

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Ieri ho ricevuto una bellissima email da una lettrice che mi ha riportato indietro nel tempo.

Ricevo molti messaggi da parte dei miei lettori, sono solito a leggerli tutti anche se non riesco sempre a rispondere perché il tempo è quello che è.

Tuttavia questa email ha attirato la mia attenzione e meritava una risposta.

Ma non solo.

Era una vera e propria lettera che conteneva un concetto che mi viene spesso presentato da parte dei lettori di questo blog:

Chi ce l’ha fatta è l’eccezione.

 

La ragazza di ieri mi ha riportato indietro di qualche anno perché mi scriveva da Roma, città in cui sono nato e in cui ho vissuto per trent’anni, e dove come me si sentiva senza via di uscita.

Chi ce l’ha fatta è l’eccezione

Le parole che mi hanno colpito sono state quelle in cui mi spiegava che secondo lei io ce l’avevo fatta ma che restavo comunque un’eccezione.

 

Chi è che poi ha il coraggio di lasciare la propria città per trasferirsi all’estero a 31 anni?

Ricominciare da zero è affascinante ma lasciare tutto quello che si ha per rincorrere i propri sogni fa paura.

L’idea di non farcela, per l’ennesima volta, mi blocca ancora prima di cominciare.

Tu ce l’hai fatta, la tua storia ed i tuoi articoli mi sono spesso di ispirazione ma non ti dimenticare che resti comunque un’eccezione.

 

Tutte queste parole mi hanno riportato indietro nel tempo.

Ho deciso di cambiare vita all’età di 30 anni e quando ho preso questa decisione avevo poco e niente nel mio conto bancario personale,

dei genitori che economicamente non potevano aiutarmi,

un affitto da pagare,

un lavoro precario che mi faceva sentire depresso ma che dovevo mantenere perché mi faceva, con molti sacrifici, quadrare i conti alla fine del mese.

 

Nonostante tutte queste difficoltà, volevo cambiare le cose anche se non sapevo da dove partire.

Ci ho messo degli anni a capire cosa e come dovevo fare ed il mio blog è nato proprio con questa missione, parlare delle strategie che mi hanno permesso di farcela, di cui ho parlato anche nel mio articolo Come cambiare vita.

 

Le parole di questa lettrice di Roma mi hanno riportato proprio a quei tempi,

anni in cui ero stanco della vita che facevo,

in cui non ero in grado di vedere una via d’uscita dai problemi di tutti i giorni,

ma dove ero determinato a trovare una via di fuga.

 

E questa via di fuga è diventata, piano piano, giorno dopo giorno, la mia strada, ma ci ho messo un po’ a capire la direzione che dovevo prendere.

E non ti nego che scrivo gli articoli di questo sito proprio con questo fine, sono in qualche modo quello che avrei voluto leggere io quando cercavo la mia via di fuga,

così come sono i contenuti che vorrei che ti facessero trovare la tua strada.

 

Tu ce l’hai fatta, la tua storia ed i tuoi articoli mi sono spesso di ispirazione ma non ti dimenticare che resti comunque un’eccezione.

 

Questa la frase che mi ha riportato a quegli anni, dove tutto sembrava grigio intorno a me, anche se a Roma c’è sempre un sole grande che riscalda ed illumina la città.

Come ti dicevo, in quegli anni cercavo la mia via di fuga ma non riuscivo a capire quale potesse essere.

Così cercavo la risposta nei libri, finendo anche nelle pagine dei libri che mi hanno cambiato la vita.

Mi avvicinai anche molto al web, dove cercavo la risposta nei blog di persone che trattavano questi argomenti.

 

Il libro Le 7 regole per avere successo di Stephen Covey mi diede una buona spinta, le 7 regole della vita che questo imprenditore americano condivideva con i suoi lettori cambiarono le mie giornate in meglio.

Ad ogni modo, associavo Stephen Covey a questo pensiero “parliamo di un businessman di successo, autore internazionale e professore, io vengo dalle periferie di Roma, come posso realmente migliorare la mia vita come Stephen Covey?”.

Insomma, lui era l’eccezione, non io.

 

Tra i blog che leggevo c’era Wandering Will di Francesco Grandis. I suoi articoli erano fonte di grande ispirazione per quel periodo della mia vita, mi davano la giusta carica e aprivano la mia mente verso percorsi che non avevo mai intrapreso prima.

Il suo libro poi fu una vera e propria boccata d’aria fresca. Sulla Strada Giusta è il primo libro di Francesco Grandis, racconta di come ha cambiato vita facendo il giro del mondo.

Lui un ingegnere legato alla robotica che oppresso dal suo lavoro lascia tutto e si mette a fare il giro del mondo, trovando poi la sua strada e diventando un autore di successo.

Io, un lavapiatti nella città di Londra di 31 anni, il cui unico titolo di studio era un diploma delle scuole serali preso a 20 anni, perché avevo avuto la necessità di cominciare a lavorare molto giovane (successivamente mi sono laureato a 37 anni in Computer Science alla Birkbeck University of London).

Insomma, io lavavo i piatti per pagare l’affitto della casa di Londra, lui, ingegnere informatico e autore di successo, girava il mondo.

Lui era l’eccezione, io no.

 

Così, finivo per pensare che tutti erano l’eccezione ed io no.

Nota bene, provavo a fare del mio meglio per cercare la mia via di fuga, leggevo, sperimentavo, cercavo cose nuove da fare, ma mi sembrava sempre di venire troppo dal basso per essere qualcuno che poi ce l’avrebbe potuta fare realmente.

 

Lessi il libro di Andrea Giuliodori, Riconquista il tuo tempo, lettura che mi fu di incoraggiamento durante quegli anni, nonché alcuni suoi articoli su Efficacemente.

Andrea Giuliodori è senza alcun dubbio il principale punto di riferimento della Crescita Personale in Italia ma anche con lui finivo a fare lo stesso pensiero: “Andrea è un ingegnere che lavorava per importanti aziende nella città di Milano fino a quando non ha deciso di lanciare un business di successo aprendo i suoi uffici a Londra, io lavoro 6 giorni alla settimana per arrivare a malapena alla fine del mese, lui è comunque un’eccezione”.

 

Così, come questa lettrice di Roma, feci lo stesso ragionamento sulle persone citate in questo articolo e su molte altre ancora.

Oggettivamente, loro avevano dei titoli di studio su cui contare ed io no.

Oggettivamente, alcuni di loro sono nati in situazioni agevolate ed io no.

Oggettivamente, molti di loro avevano avuto una famiglia alle spalle ed io no.

Oggettivamente, io venivo dal nulla e loro no.

 

Chi ce l'ha fatta non è l'eccezione ma una persona che si è data un obiettivo

Sebbene ero propenso a pensare che io venivo dal nulla e che le persone che ce l’avevano fatta no, mi sbagliavo.

E’ proprio in quegli anni che ho capito che ognuno combatte la propria battaglia.

Gli autori citati sopra avevano avuto il coraggio di combattere la loro e di vincerla.

Io dovevo combattere la mia, così come l’autrice di Roma deve combattere la sua e tu la tua.

E’ proprio con questo concetto in mente che sbloccai molti schemi mentali nella mia mente, facendo mio il concetto che l'età non è mai un limite per essere quello che vuoi essere

 

Chi era riuscito nella vita era colui che si era dato un obiettivo.

In Ti sei mai chiesto perché tutti ce l’hanno fatta tranne te mettevo a fuoco il concetto che tutti partiamo da un punto di partenza diverso.

Io dall’autrice romana, così come tu da me, così come gli autori che ho citato in questo articolo, nonché tutte le persone intorno a noi.

Ma per esperienza personale ti dico questo:

chi ce l’ha fatta non è l’eccezione, ma una persona che si è data un obiettivo.

 

Quello che ha fatto la differenza nella mia vita è stato darmi un obiettivo.

Scelsi per la prima volta nella mia vita di cercare di realizzare qualcosa che mi piaceva.

E questo è un concetto molto importante, se vuoi realizzarti nella tua vita devi seguire le tue passioni.

Io scelsi di dedicarmi all’informatica.

A 30 anni lavoravo per un call center con contratto a progetto, vendendo telefonicamente una di quelle tariffe che non fanno risparmiare mai nessuno. Se qualcuno mi avesse detto che a 37 anni sarei stato un web developer nella città di Londra, non ci avrei creduto.

Del resto pensavo che io non ero l’eccezione.

 

Darmi un obiettivo di vita che mi piaceva, al quale avevo voglia di lavorare, nonostante il lavoro stressante che facevo nelle cucine di Londra, fu la mia via di fuga da quella vita grigia.

E questa via di fuga diventò una strada da seguire quando creai una mappa di come avrei realizzato questo progetto di vita (al quale ho lavorato per circa 6 anni).

Le mie giornate erano piene, facevo tante cose per realizzarne una sola, uno scopo che amavo e che mi faceva vedere la luce in fondo al tunnel di una vita che non volevo più vivere.

Ogni giorno mi svegliavo prima del solito, con una morning routine mirata, per studiare ed avere le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro dell’informatica.

Ci misi 6 anni perché avevo il desiderio anche di un titolo di studio universitario, il quale mi ha aiutato molto nel lavoro e il quale mi ha dato un forte senso di riscatto verso il mio passato, soprattutto ripensando a quando avevo 20 anni, ovvero quando non ebbi il coraggio e forse gli strumenti adatti per trovare la via di fuga ad una vita che mi faceva sentire depresso.

 

Oggi tocca a te.

Qual è l’obiettivo di vita a cui intendi lavorare?

Scrivilo nero su bianco su un pezzo di carta.

Poi decidi quali sono i passi per realizzare questo tuo obiettivo ed infine trova uno spazio di tempo giornaliero a cui dedicarti a questo nuovo e piacevole capitolo della tua vita.

 

Questo obiettivo sarà la tua via di fuga da una vita che non vuoi più vivere.

L’attuazione di quest’ultimo sarà la strada da seguire.

Giorno dopo giorno scoprirai che non esistono eccezioni, è tutto nelle tue mani.

 

Siamo noi responsabili del nostro futuro, e le scelte che facciamo oggi sono quelle che incideranno su quello che saremo domani.

 

Ringrazio di cuore la lettrice che mi ha scritto da Roma e che mi ha ispirato per mettere nero su bianco questo articolo.

Ieri ho ricevuto una bellissima email da una lettrice che mi ha riportato indietro nel tempo.

Ricevo molti messaggi da parte dei miei lettori, sono solito a leggerli tutti anche se non riesco sempre a rispondere perché il tempo è quello che è.

Tuttavia questa email ha attirato la mia attenzione e meritava una risposta.

Ma non solo.

Era una vera e propria lettera che conteneva un concetto che mi viene spesso presentato da parte dei lettori di questo blog:

Chi ce l’ha fatta è l’eccezione.

 

La ragazza di ieri mi ha riportato indietro di qualche anno perché mi scriveva da Roma, città in cui sono nato e in cui ho vissuto per trent’anni, e dove come me si sentiva senza via di uscita.

Chi ce l’ha fatta è l’eccezione

Le parole che mi hanno colpito sono state quelle in cui mi spiegava che secondo lei io ce l’avevo fatta ma che restavo comunque un’eccezione.

 

Chi è che poi ha il coraggio di lasciare la propria città per trasferirsi all’estero a 31 anni?

Ricominciare da zero è affascinante ma lasciare tutto quello che si ha per rincorrere i propri sogni fa paura.

L’idea di non farcela, per l’ennesima volta, mi blocca ancora prima di cominciare.

Tu ce l’hai fatta, la tua storia ed i tuoi articoli mi sono spesso di ispirazione ma non ti dimenticare che resti comunque un’eccezione.

 

Tutte queste parole mi hanno riportato indietro nel tempo.

Ho deciso di cambiare vita all’età di 30 anni e quando ho preso questa decisione avevo poco e niente nel mio conto bancario personale,

dei genitori che economicamente non potevano aiutarmi,

un affitto da pagare,

un lavoro precario che mi faceva sentire depresso ma che dovevo mantenere perché mi faceva, con molti sacrifici, quadrare i conti alla fine del mese.

 

Nonostante tutte queste difficoltà, volevo cambiare le cose anche se non sapevo da dove partire.

Ci ho messo degli anni a capire cosa e come dovevo fare ed il mio blog è nato proprio con questa missione, parlare delle strategie che mi hanno permesso di farcela, di cui ho parlato anche nel mio articolo Come cambiare vita.

 

Le parole di questa lettrice di Roma mi hanno riportato proprio a quei tempi,

anni in cui ero stanco della vita che facevo,

in cui non ero in grado di vedere una via d’uscita dai problemi di tutti i giorni,

ma dove ero determinato a trovare una via di fuga.

 

E questa via di fuga è diventata, piano piano, giorno dopo giorno, la mia strada, ma ci ho messo un po’ a capire la direzione che dovevo prendere.

E non ti nego che scrivo gli articoli di questo sito proprio con questo fine, sono in qualche modo quello che avrei voluto leggere io quando cercavo la mia via di fuga,

così come sono i contenuti che vorrei che ti facessero trovare la tua strada.

 

Tu ce l’hai fatta, la tua storia ed i tuoi articoli mi sono spesso di ispirazione ma non ti dimenticare che resti comunque un’eccezione.

 

Questa la frase che mi ha riportato a quegli anni, dove tutto sembrava grigio intorno a me, anche se a Roma c’è sempre un sole grande che riscalda ed illumina la città.

Come ti dicevo, in quegli anni cercavo la mia via di fuga ma non riuscivo a capire quale potesse essere.

Così cercavo la risposta nei libri, finendo anche nelle pagine dei libri che mi hanno cambiato la vita.

Mi avvicinai anche molto al web, dove cercavo la risposta nei blog di persone che trattavano questi argomenti.

 

Il libro Le 7 regole per avere successo di Stephen Covey mi diede una buona spinta, le 7 regole della vita che questo imprenditore americano condivideva con i suoi lettori cambiarono le mie giornate in meglio.

Ad ogni modo, associavo Stephen Covey a questo pensiero “parliamo di un businessman di successo, autore internazionale e professore, io vengo dalle periferie di Roma, come posso realmente migliorare la mia vita come Stephen Covey?”.

Insomma, lui era l’eccezione, non io.

 

Tra i blog che leggevo c’era Wandering Will di Francesco Grandis. I suoi articoli erano fonte di grande ispirazione per quel periodo della mia vita, mi davano la giusta carica e aprivano la mia mente verso percorsi che non avevo mai intrapreso prima.

Il suo libro poi fu una vera e propria boccata d’aria fresca. Sulla Strada Giusta è il primo libro di Francesco Grandis, racconta di come ha cambiato vita facendo il giro del mondo.

Lui un ingegnere legato alla robotica che oppresso dal suo lavoro lascia tutto e si mette a fare il giro del mondo, trovando poi la sua strada e diventando un autore di successo.

Io, un lavapiatti nella città di Londra di 31 anni, il cui unico titolo di studio era un diploma delle scuole serali preso a 20 anni, perché avevo avuto la necessità di cominciare a lavorare molto giovane (successivamente mi sono laureato a 37 anni in Computer Science alla Birkbeck University of London).

Insomma, io lavavo i piatti per pagare l’affitto della casa di Londra, lui, ingegnere informatico e autore di successo, girava il mondo.

Lui era l’eccezione, io no.

 

Così, finivo per pensare che tutti erano l’eccezione ed io no.

Nota bene, provavo a fare del mio meglio per cercare la mia via di fuga, leggevo, sperimentavo, cercavo cose nuove da fare, ma mi sembrava sempre di venire troppo dal basso per essere qualcuno che poi ce l’avrebbe potuta fare realmente.

 

Lessi il libro di Andrea Giuliodori, Riconquista il tuo tempo, lettura che mi fu di incoraggiamento durante quegli anni, nonché alcuni suoi articoli su Efficacemente.

Andrea Giuliodori è senza alcun dubbio il principale punto di riferimento della Crescita Personale in Italia ma anche con lui finivo a fare lo stesso pensiero: “Andrea è un ingegnere che lavorava per importanti aziende nella città di Milano fino a quando non ha deciso di lanciare un business di successo aprendo i suoi uffici a Londra, io lavoro 6 giorni alla settimana per arrivare a malapena alla fine del mese, lui è comunque un’eccezione”.

 

Così, come questa lettrice di Roma, feci lo stesso ragionamento sulle persone citate in questo articolo e su molte altre ancora.

Oggettivamente, loro avevano dei titoli di studio su cui contare ed io no.

Oggettivamente, alcuni di loro sono nati in situazioni agevolate ed io no.

Oggettivamente, molti di loro avevano avuto una famiglia alle spalle ed io no.

Oggettivamente, io venivo dal nulla e loro no.

 

Chi ce l'ha fatta non è l'eccezione ma una persona che si è data un obiettivo

Sebbene ero propenso a pensare che io venivo dal nulla e che le persone che ce l’avevano fatta no, mi sbagliavo.

E’ proprio in quegli anni che ho capito che ognuno combatte la propria battaglia.

Gli autori citati sopra avevano avuto il coraggio di combattere la loro e di vincerla.

Io dovevo combattere la mia, così come l’autrice di Roma deve combattere la sua e tu la tua.

E’ proprio con questo concetto in mente che sbloccai molti schemi mentali nella mia mente, facendo mio il concetto che l’età non è un limite per essere quello che vuoi essere.

 

Chi era riuscita nella vita era colei che si era data un obiettivo.

In Ti sei mai chiesto perché tutti ce l’hanno fatta tranne te mettevo a fuoco il concetto che tutti partiamo da un punto di partenza diverso.

Io dall’autrice romana, così come tu da me, così come gli autori che ho citato in questo articolo, nonché tutte le persone intorno a noi.

Ma per esperienza personale ti dico questo:

chi ce l’ha fatta non è l’eccezione, ma una persona che si è data un obiettivo.

 

Quello che ha fatto la differenza nella mia vita è stato darmi un obiettivo.

Scelsi per la prima volta nella mia vita di cercare di realizzare qualcosa che mi piaceva.

E questo è un concetto molto importante, se vuoi realizzarti nella tua vita devi seguire le tue passioni.

Io scelsi di dedicarmi all’informatica.

A 30 anni lavoravo per un call center con contratto a progetto, vendendo telefonicamente una di quelle tariffe che non fanno risparmiare mai nessuno. Se qualcuno mi avesse detto che a 37 anni sarei stato un web developer nella città di Londra, non ci avrei creduto.

Del resto pensavo che io non ero l’eccezione.

 

Darmi un obiettivo di vita che mi piaceva, al quale avevo voglia di lavorare, nonostante il lavoro stressante che facevo nelle cucine di Londra, fu la mia via di fuga da quella vita grigia.

E questa via di fuga diventò una strada da seguire quando creai una mappa di come avrei realizzato questo progetto di vita (al quale ho lavorato per circa 6 anni).

Le mie giornate erano piene, facevo tante cose per realizzarne una sola, uno scopo che amavo e che mi faceva vedere la luce in fondo al tunnel di una vita che non volevo più vivere.

Ogni giorno mi svegliavo prima del solito, con una morning routine mirata, per studiare ed avere le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro dell’informatica.

Ci misi 6 anni perché avevo il desiderio anche di un titolo di studio universitario, il quale mi ha aiutato molto nel lavoro e il quale mi ha dato un forte senso di riscatto verso il mio passato, soprattutto ripensando a quando avevo 20 anni, ovvero quando non ebbi il coraggio e forse gli strumenti adatti per trovare la via di fuga ad una vita che mi faceva sentire depresso.

 

Oggi tocca a te.

Qual è l’obiettivo di vita a cui intendi lavorare?

Scrivilo nero su bianco su un pezzo di carta.

Poi decidi quali sono i passi per realizzare questo tuo obiettivo ed infine trova uno spazio di tempo giornaliero a cui dedicarti a questo nuovo e piacevole capitolo della tua vita.

 

Questo obiettivo sarà la tua via di fuga da una vita che non vuoi più vivere.

L’attuazione di quest’ultimo sarà la strada da seguire.

Giorno dopo giorno scoprirai che non esistono eccezioni, è tutto nelle tue mani.

 

Siamo noi responsabili del nostro futuro, e le scelte che facciamo oggi sono quelle che incideranno su quello che saremo domani.

 

Ringrazio di cuore la lettrice che mi ha scritto da Roma e che mi ha ispirato per mettere nero su bianco questo articolo.

Ieri ho ricevuto una bellissima email da una lettrice che mi ha riportato indietro nel tempo.

Ricevo molti messaggi da parte dei miei lettori, sono solito a leggerli tutti anche se non riesco sempre a rispondere perché il tempo è quello che è.

Tuttavia questa email ha attirato la mia attenzione e meritava una risposta.

Ma non solo.

Era una vera e propria lettera che conteneva un concetto che mi viene spesso presentato da parte dei lettori di questo blog:

Chi ce l’ha fatta è l’eccezione.

 

La ragazza di ieri mi ha riportato indietro di qualche anno perché mi scriveva da Roma, città in cui sono nato e in cui ho vissuto per trent’anni, e dove come me si sentiva senza via di uscita.

Chi ce l’ha fatta è l’eccezione

Le parole che mi hanno colpito sono state quelle in cui mi spiegava che secondo lei io ce l’avevo fatta ma che restavo comunque un’eccezione.

 

Chi è che poi ha il coraggio di lasciare la propria città per trasferirsi all’estero a 31 anni?

Ricominciare da zero è affascinante ma lasciare tutto quello che si ha per rincorrere i propri sogni fa paura.

L’idea di non farcela, per l’ennesima volta, mi blocca ancora prima di cominciare.

Tu ce l’hai fatta, la tua storia ed i tuoi articoli mi sono spesso di ispirazione ma non ti dimenticare che resti comunque un’eccezione.

 

Tutte queste parole mi hanno riportato indietro nel tempo.

Ho deciso di cambiare vita all’età di 30 anni e quando ho preso questa decisione avevo poco e niente nel mio conto bancario personale,

dei genitori che economicamente non potevano aiutarmi,

un affitto da pagare,

un lavoro precario che mi faceva sentire depresso ma che dovevo mantenere perché mi faceva, con molti sacrifici, quadrare i conti alla fine del mese.

 

Nonostante tutte queste difficoltà, volevo cambiare le cose anche se non sapevo da dove partire.

Ci ho messo degli anni a capire cosa e come dovevo fare ed il mio blog è nato proprio con questa missione, parlare delle strategie che mi hanno permesso di farcela, di cui ho parlato anche nel mio articolo Come cambiare vita.

 

Le parole di questa lettrice di Roma mi hanno riportato proprio a quei tempi,

anni in cui ero stanco della vita che facevo,

in cui non ero in grado di vedere una via d’uscita dai problemi di tutti i giorni,

ma dove ero determinato a trovare una via di fuga.

 

E questa via di fuga è diventata, piano piano, giorno dopo giorno, la mia strada, ma ci ho messo un po’ a capire la direzione che dovevo prendere.

E non ti nego che scrivo gli articoli di questo sito proprio con questo fine, sono in qualche modo quello che avrei voluto leggere io quando cercavo la mia via di fuga,

così come sono i contenuti che vorrei che ti facessero trovare la tua strada.

 

Tu ce l’hai fatta, la tua storia ed i tuoi articoli mi sono spesso di ispirazione ma non ti dimenticare che resti comunque un’eccezione.

 

Questa la frase che mi ha riportato a quegli anni, dove tutto sembrava grigio intorno a me, anche se a Roma c’è sempre un sole grande che riscalda ed illumina la città.

Come ti dicevo, in quegli anni cercavo la mia via di fuga ma non riuscivo a capire quale potesse essere.

Così cercavo la risposta nei libri, finendo anche nelle pagine dei libri che mi hanno cambiato la vita.

Mi avvicinai anche molto al web, dove cercavo la risposta nei blog di persone che trattavano questi argomenti.

 

Il libro Le 7 regole per avere successo di Stephen Covey mi diede una buona spinta, le 7 regole della vita che questo imprenditore americano condivideva con i suoi lettori cambiarono le mie giornate in meglio.

Ad ogni modo, associavo Stephen Covey a questo pensiero “parliamo di un businessman di successo, autore internazionale e professore, io vengo dalle periferie di Roma, come posso realmente migliorare la mia vita come Stephen Covey?”.

Insomma, lui era l’eccezione, non io.

 

Tra i blog che leggevo c’era Wandering Will di Francesco Grandis. I suoi articoli erano fonte di grande ispirazione per quel periodo della mia vita, mi davano la giusta carica e aprivano la mia mente verso percorsi che non avevo mai intrapreso prima.

Il suo libro poi fu una vera e propria boccata d’aria fresca. Sulla Strada Giusta è il primo libro di Francesco Grandis, racconta di come ha cambiato vita facendo il giro del mondo.

Lui un ingegnere legato alla robotica che oppresso dal suo lavoro lascia tutto e si mette a fare il giro del mondo, trovando poi la sua strada e diventando un autore di successo.

Io, un lavapiatti nella città di Londra di 31 anni, il cui unico titolo di studio era un diploma delle scuole serali preso a 20 anni, perché avevo avuto la necessità di cominciare a lavorare molto giovane (successivamente mi sono laureato a 37 anni in Computer Science alla Birkbeck University of London).

Insomma, io lavavo i piatti per pagare l’affitto della casa di Londra, lui, ingegnere informatico e autore di successo, girava il mondo.

Lui era l’eccezione, io no.

 

Così, finivo per pensare che tutti erano l’eccezione ed io no.

Nota bene, provavo a fare del mio meglio per cercare la mia via di fuga, leggevo, sperimentavo, cercavo cose nuove da fare, ma mi sembrava sempre di venire troppo dal basso per essere qualcuno che poi ce l’avrebbe potuta fare realmente.

 

Lessi il libro di Andrea Giuliodori, Riconquista il tuo tempo, lettura che mi fu di incoraggiamento durante quegli anni, nonché alcuni suoi articoli su Efficacemente.

Andrea Giuliodori è senza alcun dubbio il principale punto di riferimento della Crescita Personale in Italia ma anche con lui finivo a fare lo stesso pensiero: “Andrea è un ingegnere che lavorava per importanti aziende nella città di Milano fino a quando non ha deciso di lanciare un business di successo aprendo i suoi uffici a Londra, io lavoro 6 giorni alla settimana per arrivare a malapena alla fine del mese, lui è comunque un’eccezione”.

 

Così, come questa lettrice di Roma, feci lo stesso ragionamento sulle persone citate in questo articolo e su molte altre ancora.

Oggettivamente, loro avevano dei titoli di studio su cui contare ed io no.

Oggettivamente, alcuni di loro sono nati in situazioni agevolate ed io no.

Oggettivamente, molti di loro avevano avuto una famiglia alle spalle ed io no.

Oggettivamente, io venivo dal nulla e loro no.

 

Chi ce l'ha fatta non è l'eccezione ma una persona che si è data un obiettivo

Sebbene ero propenso a pensare che io venivo dal nulla e che le persone che ce l’avevano fatta no, mi sbagliavo.

E’ proprio in quegli anni che ho capito che ognuno combatte la propria battaglia.

Gli autori citati sopra avevano avuto il coraggio di combattere la loro e di vincerla.

Io dovevo combattere la mia, così come l’autrice di Roma deve combattere la sua e tu la tua.

E’ proprio con questo concetto in mente che sbloccai molti schemi mentali nella mia mente, facendo mio il concetto che l’età non è un limite per essere quello che vuoi essere.

 

Chi era riuscitə nella vita era coləə che si era datə un obiettivo.

In Ti sei mai chiesto perché tutti ce l’hanno fatta tranne te mettevo a fuoco il concetto che tutti partiamo da un punto di partenza diverso.

Io dall’autrice romana, così come tu da me, così come gli autori che ho citato in questo articolo, nonché tutte le persone intorno a noi.

Ma per esperienza personale ti dico questo:

chi ce l’ha fatta non è l’eccezione, ma una persona che si è data un obiettivo.

 

Quello che ha fatto la differenza nella mia vita è stato darmi un obiettivo.

Scelsi per la prima volta nella mia vita di cercare di realizzare qualcosa che mi piaceva.

E questo è un concetto molto importante, se vuoi realizzarti nella tua vita devi seguire le tue passioni.

Io scelsi di dedicarmi all’informatica.

A 30 anni lavoravo per un call center con contratto a progetto, vendendo telefonicamente una di quelle tariffe che non fanno risparmiare mai nessuno. Se qualcuno mi avesse detto che a 37 anni sarei stato un web developer nella città di Londra, non ci avrei creduto.

Del resto pensavo che io non ero l’eccezione.

 

Darmi un obiettivo di vita che mi piaceva, al quale avevo voglia di lavorare, nonostante il lavoro stressante che facevo nelle cucine di Londra, fu la mia via di fuga da quella vita grigia.

E questa via di fuga diventò una strada da seguire quando creai una mappa di come avrei realizzato questo progetto di vita (al quale ho lavorato per circa 6 anni).

Le mie giornate erano piene, facevo tante cose per realizzarne una sola, uno scopo che amavo e che mi faceva vedere la luce in fondo al tunnel di una vita che non volevo più vivere.

Ogni giorno mi svegliavo prima del solito, con una morning routine mirata, per studiare ed avere le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro dell’informatica.

Ci misi 6 anni perché avevo il desiderio anche di un titolo di studio universitario, il quale mi ha aiutato molto nel lavoro e il quale mi ha dato un forte senso di riscatto verso il mio passato, soprattutto ripensando a quando avevo 20 anni, ovvero quando non ebbi il coraggio e forse gli strumenti adatti per trovare la via di fuga ad una vita che mi faceva sentire depresso.

 

Oggi tocca a te.

Qual è l’obiettivo di vita a cui intendi lavorare?

Scrivilo nero su bianco su un pezzo di carta.

Poi decidi quali sono i passi per realizzare questo tuo obiettivo ed infine trova uno spazio di tempo giornaliero a cui dedicarti a questo nuovo e piacevole capitolo della tua vita.

 

Questo obiettivo sarà la tua via di fuga da una vita che non vuoi più vivere.

L’attuazione di quest’ultimo sarà la strada da seguire.

Giorno dopo giorno scoprirai che non esistono eccezioni, è tutto nelle tue mani.

 

Siamo noi responsabili del nostro futuro, e le scelte che facciamo oggi sono quelle che incideranno su quello che saremo domani.

 

Ringrazio di cuore la lettrice che mi ha scritto da Roma e che mi ha ispirato per mettere nero su bianco questo articolo.

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